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L’email marketing è un tipo di marketing diretto molto diffuso che utilizza la posta elettronica per inviare comunicazioni al pubblico come ad esempio promuovere servizi o prodotti online.

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Come tutte le strategie mirate alla promozione, questo tipo di comunicazione necessita di una visione coesa e strutturata fin dal principio, e non è raro che capiti di andare incontro a errori, soprattutto se scossi dal desiderio di ottenere subito dei risultati.

Di seguito alcuni errori da evitare durante la propria campagna di email marketing, al fine di evitare ripercussioni sul business della propria azienda e sulle interazioni con il proprio pubblico.

1 – Non avere il consenso preventivo

Inviare email in modo massivo ad utenti che non si sono iscritti volontariamente e in modo verificabile, significa fare spam. Non è importante quale sia il contenuto del messaggio o la rilevanza ipotetica per il destinatario: l’effetto ottenuto sarà di una brutta figura che potrà avere effetti negativi sulla reputazione e immagine dell’azienda. Lo spam a volte può portare i suoi frutti, ma sono di molto inferiori rispetto a un piano marketing ben gestito e responsabile.

2 – Non effettuare test prima dell’invio

Prima di inviare l’email a migliaia di persone per poi scoprire che ci sono dei banali errori di ortografia, link che non si aprono o immagini errate, è bene sempre dedicarci 10 minuti in più per effettuare delle prove. Le più comuni sono inviare un’anteprima verso indirizzi prova, meglio se verso persone diverse e con diversi provider (Gmail, Virgilio, Yahoo, Libero, ecc…).

3 – L’impossibilità di disiscriversi

Errore comune è quello di non predisporre un tasto per non ricevere più le vostre email. Questo è molto importante perché se non si ha più la volontà di essere contattati da voi tramite la mailing list, senza il tasto apposito il rischio è che l’utente trovi più comodo altre strade: cliccare sul bottone “spam” o bloccare il mittente. Queste azioni, se ripetute da più destinatari, possono compromettere in modo grave la reputazione del mittente, che improvvisamente vedrà i propri messaggi finire nella cartella della posta indesiderata, o peggio bloccati a monte dai server antispam.

4 – Sottovalutare oggetto e mittente

Spesso non viene data molta importanza, ma la coppia oggetto/mittente sono determinanti nella decisione di aprire o no il messaggio. Bisogna innanzitutto essere riconoscibili da tutti i destinatari (mai cambiare l’indirizzo del mittente) e occorre proporre un contenuto già interessante dall’oggetto. Molto importante è essere estremamente coerenti tra il messaggio dell’oggetto e cosa viene poi proposto nel corpo dell’email: niente trucchi!

5 – Email poco persuasive

Siate formali ma mai troppo distaccati. I destinatari si aspettano di trovare email dai contenuti precisi e completi, però non deve mai mancare con un tocco di creatività nella scelta dei colore e nei contenuti persuasivi. Siate inoltre sempre puntuali nel rispondere ai destinatari. Curate anche i momenti più indicati in cui rispondere alle loro email, come la mattina presto o durante l’ora di pranzo.

6 – Affidarsi al “fai da te” per l’invio

Senza un sistema di invio professionale, il rischio che la campagna fallisca miseramente è molto alto, solo per il fatto che una percentuale superiore al 50% dei destinatari non riceverà il messaggio. L’invio in copia nascosta infatti, oltre ad essere lunga, macchinosa e a rischio di errore, denota una scarsa serietà da parte del mittente, una scarsa attenzione dal destinatario che si troverà un’email chiaramente “massiva” e non personalizzata, tipica degli spammer di prima generazione.

7 – Ignorare i report statistici

Molto importante è verificare l’efficacia della propria campagna di email marketing attraverso i diversi tool statistici messi a disposizione con i servizi di invio professionali. Ogni indicatore ha significati importanti: il tasso di apertura è legato alla frequenza di invio, alla coppia oggetto/mittente e alla capacità di sviluppare nel tempo una relazione. Il tasso di click (pesato sulle aperture) è invece un ottimo indicatore della qualità del messaggio e della nostra “call-to-action”, nonchè della rilevanza del messaggio rispetto alla lista di destinazione. Altri tassi come il tasso di email recapitate e di disiscrizione sono utili per capire la qualità della lista e delle nostre comunicazioni. Confrontando le variazioni nel tempo, di questi indicatori si possono anticipare criticità, profilare i destinatari, scoprire le frequenze migliori e monitorare la percentuale di utenti “attivi” su quelli che invece ignorano i nostri messaggi.

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